Eccellere nella tecnica per le arti marziali e la boxe
Ho notato quanto sia difficile far capire ad atleti e clienti, il cui obiettivo è migliorare le prestazioni e la salute, quanto sia importante usare la tecnica migliore negli esercizi durante l’allenamento, se si vuole acquisire una maestria. Se si desidera l’eccellenza nel proprio sport questo vale sia nel breve che nel lungo termine.
Insisto molto, con chi si affida alla mia esperienza per eccellere, sottolineando quanto si debba essere puntigliosi nel perseguire e perfezionare la tecnica in sala pesi cosi come nella pratica della propria disciplina marziale o nella boxe.
Nei miei articoli cito spesso questo assoluto “la qualità prima della quantità”. Questo motto dovrebbe accompagnare per tutta la loro carriera atleti agonisti e allenatori. Più sto a contatto con persone che puntano all’eccellenza e più insisto su questo concetto.

Perché il ricercare la tecnica migliore in allenamento è così importante?
Si passa molto tempo a parlare e a pianificare per sviluppare le migliori strategie per lo sviluppo e la salute del sistema muscolare. Al contrario, non ci si rende conto dell’enorme impatto di alcune decisioni sulla salute. Solo per fare un esempio, che si adatta alla funzione delle strutture articolari e del tessuto connettivo. Da molti anni convivo con un problema di artrosi a una spalla che ha comportato nove interventi chirurgici dall’età di 15 anni.
Ad oggi, con qualche decennio in più di vita, ho ottenuto risultati internazionali anche puntando sull’eccellenza della tecnica, e questo per tutta la mia carriera, senza soluzione di continuità. Quando parlo di tecnica, intendo sia il gesto specifico nello sport praticato, sia tutti quegli esercizi a corpo libero o eseguiti in sala pesi.
Nel corso degli anni sono arrivato a capire l’importanza di trovare strategie e soluzioni nell’immediato perché in alcuni giorni il dolore alla spalla non si sentiva, in altri ero sotto la “dittatura” del dolore stesso e, ahimè, lo sono ancora oggi.
Nei miei allenamenti, cambio spesso il modo di impugnare manubri e bilancieri e gli angoli di movimento. Ho anche compreso l’importanza di un riscaldamento generale e specifico, sia statico che dinamico e l’importanza di eseguire lo stretching in molte forme diverse, sia prima che dopo l’allenamento.
Fate attenzione a questo: quante volte ci facciamo distrarre da una moltitudine di corsi di formazione per imparare quel qualcosa in più che dovrebbe permetterci di carpire “la pillola magica” che potrebbe distinguerci tra i preparatori atletici? Invece, ci concentriamo molto sulla programmazione e sulla scelta dei metodi e le migliori soluzioni che possono aiutarci a fare il tanto atteso salto di qualità! Già, quante volte?
Per quanto spesso ci distraiamo dai concetti essenziali, è proprio in quelle occasioni che dimentichiamo che siamo un sistema biologico (un corpo umano vivente) e non una funzione matematica per cui il comportamento A porta necessariamente al risultato B!
Come modulare lo Stress per migliorare l’allenamento sul ring
Siamo bombardati quotidianamente da una moltitudine di stress derivanti da fattori sociali, ambientali, fisici e psicologici. Spesso dimentichiamo che l’allenamento stesso è una forma di stress. La scelta di un allenamento specifico e la sua programmazione, sia nel microciclo che nel macrociclo, hanno un impatto profondo sull’intero sistema fisiologico.
Ricordiamo che la scelta di varie forme di stress da allenamento può portare al sovrallenamento. Un programma che si concentra sull’aumento dell’ipertrofia avrà un impatto completamente diverso da quello di un programma di sviluppo della forza pura, sia dal punto di vista metabolico, sia dal punto di vista del coinvolgimento del sistema nervoso centrale che sull’impatto sulle articolazioni.
Varie forme di stress manipolate anche da noi stessi (rispetto ai parametri di carico del nostro allenamento) possono avere un effetto deleterio sull’atleta. Uno strumento oggi a disposizione degli allenatori è il microciclo di scarico. Diventa molto utile implementarlo e capire quale sia il metodo migliore di utilizzo a seconda, soprattutto della persona che abbiamo di fronte.
A livello psicologico, non dobbiamo dimenticare l’importanza del dialogo con l’atleta, settimanale o magari quotidiano, per capire meglio e aiutare chi ci dà fiducia. Purtroppo, molto tempo viene sprecato nell’escludere questi fattori per concentrarsi sul pragmatismo assoluto del carico e del metodo migliore.
L’esperienza ha dimostrato che una meccanica inadeguata e quindi una tecnica scorretta e uno stile di vita inadeguato e l’insufficiente intervento medico-sportivo, in concomitanza con una programmazione incoerente, sono i principali responsabili dell’infiammazione articolare. Una tecnica alterata porta a un’alterazione della meccanica articolare, che a sua volta porta a sostenere il carico in aree non progettate per sopportare tali sollecitazioni, compromettendo l’efficienza e l’efficacia del movimento stesso. L’aumento del carico si ripercuote sui tessuti di sostegno, tra cui le capsule articolari, i tendini, i legamenti e le strutture miofasciali.
Se tali sollecitazioni si ripetono nel tempo, si innesca una reazione a cascata che può portare, a lungo andare, ad alterare il tono dei tessuti molli, modificandone la struttura e provocando l’insorgenza di infiammazioni, debolezza strutturale e instabilità del sistema articolare. Pertanto, l’approfondimento dello studio della biomeccanica (ossia delle basi della struttura e del funzionamento delle articolazioni), dei tessuti circostanti, della comprensione dell’alternanza dei carichi durante il “core” del programma, comprendere al meglio il concetto di microciclo di scarico e quindi il modo migliore per programmare, potrebbe essere la strada da seguire.
La comprensione delle strutture con i conseguenti tempi di recupero è di assoluta importanza se si vuole eccellere. Se si supera la soglia, possono verificarsi lesioni anche gravi. Infiammazioni articolari croniche per esempio. I problemi hanno normalmente origine in un posizionamento o in una funzione impropria dell’articolazione. Pertanto, una gamma di movimenti limitata o un’ampiezza di movimento limitata o irregolare è un segnale d’allarme per la salute delle articolazioni.
Quante volte abbiamo visto soggetti spingere carichi “assurdi” incuranti della tecnica, carichi utilizzati solo per dare spazio a un ego che sicuramente porterà a lesioni e quindi a periodi di inattività? Un approccio, questo, che deriva da una sottocultura che ancora oggi regna sovrana in molte strutture.
Se ci soffermiamo a pensare che gli atleti sono le risorse strategiche dei campionati in cui giocano o combattono, cioè spugne da spremere, diventa evidente che il perdurare di un simile comportamento non può solo che portare a infortuni e può interrompere bruscamente la carriera di alcuni di questi atleti che “impegnano” nella loro carriera migliaia se non milioni di dollari/euro.
Coach Chris