IL MOMENTO MIGLIORE PER ECCELLERE IN GARA
Nella pratica delle arti marziali, e in particolare del Ju jitsu sia tradizionale che brazilian, c’è ancora molta confusione quando si parla di preparazione atletica per eccellere nelle competizioni. Negli ultimi anni sono diventate uno degli sport in più rapida crescita al mondo! Purtroppo, l’allenamento per questo sport è a parità di altri, arcaico.
La “tradizione” negli sport da combattimento ha spesso il sopravvento sulla scienza, purtroppo.
È qui che si trova il limite delle conoscenze della maggior parte dei praticanti, sia in ambito metodologico che applicativo. Aiutare i combattenti a massimizzare il loro potenziale individuale e ottimizzare le loro prestazioni dovrebbe essere il compito primario della figura dell’allenatore di forza e condizionamento e, quindi, anche della figura del “Maestro”/allenatore.
Ad oggi, possiamo avere il supporto di informazioni più incisive e aggiornate sull’allenamento e la preparazione, con l’ovvio obiettivo di cercare sempre di fondere l’ “arte” con la “scienza“.

In questo modo, gli approcci individuali e i metodi di allenamento possono ancora essere al centro della preparazione di ogni atleta, ma le informazioni e le prospettive che vengono offerte possono e devono supportare questo approccio con dati, approfondimenti e competenze che serviranno a rafforzare le decisioni appropriate nei momenti critici del ciclo preparatorio.
I metodi scientifici devono essere la spina dorsale di un percorso professionale di successo. L’obiettivo finale è raggiungere i massimi livelli e aggiungere anni alla carriera di un atleta.
Sviluppare l’atletismo attraverso un’attenta pianificazione e periodizzazione, con un piano a medio e lungo termine basato sulle esigenze dell’individuo per raggiungere il picco il giorno della gara, questa dovrebbe essere la priorità di un preparatore atletico.
La speranza è che le conoscenze acquisite fino ad oggi nel campo dell’acquisizione delle abilità, ovvero la fisiologia, la medicina, la dietetica e quant’altro, aiutino a superare le sfide della preparazione atletica per uno degli sport più impegnativi al mondo.
Senza mai trascurare l’importanza delle rispettive sfumature, cioè il bagaglio personale di esperienza degli allenatori che intendono portare i loro combattenti alla competizione, il più preparati possibile.
Questo può comportare molti metodi psicologici e fisiologici che sono supportati, appunto, più dalla filosofia personale e da diversi anni di esperienza in trincea (cioè dall’intuito dell’allenatore). Dobbiamo quindi, come allenatori, vederlo come un viaggio alla scoperta dell’approccio migliore, nel momento migliore, nel Kairos greco (traducibile come tempo cairologico, è una parola che nell’antica Grecia significa “momento giusto o opportuno” o “momento supremo”) per aiutare il combattente a raggiungere la migliore prestazione in quel momento della competizione, cioè il MOMENTO PIÙ IMPORTANTE!
Come costruire il MOMENTO PIÙ IMPORTANTE?
Gli strumenti che mi aiutano in questo sono:
- La periodizzazione del piano annuale
- Periodizzazione delle abilità biomotorie
I concetti metodologici su cui si basa la periodizzazione delle abilità motorie condizionali:
- Integrazione delle abilità motorie.
- Sviluppo delle abilità motorie.
- Utilizzo dei mezzi di allenamento.
- Andamento del carico negli elementi di programmazione a breve termine (macrociclo e microciclo).
Qualità o quantità?
Il punto di partenza però di concerto con i concetti di cui sopra a mio avviso è sempre la qualità rispetto alla quantità, ed è per questo che la tecnica è per me di primaria importanza.
Insegnare una tecnica precisa mi aiuta a guidare i miei atleti ad aumentare lo sviluppo della forza e a diminuire il tempo necessario per produrre quella forza (velocità, potenza), realizzando così una maggiore efficienza nel gesto richiesto con un minore dispendio di energia.
Man mano che la tecnica migliora sia in palestra che sul tatami/ring e quindi assieme all’esperienza specifica dei miei atleti, posso iniziare a utilizzare metodi sempre più specifici e individuali.
Se l’atleta non è pronto, non faccio mai un passo avanti. Sto attento a non fare passi falsi che potrebbero portare a lesioni o a un affaticamento eccessivo. La resilienza e l’efficienza nei movimenti più difficili non solo migliorano le prestazioni atletiche, ma permettono agli atleti di sopportare gli sforzi nel loro sport prolungando la loro carriera atletica“.
Per entrare un po’ più a fondo e nel merito di ciò che sono le mie competenze ad oggi, io preparo
sia tecnicamente che fisicamente atleti che competono in gare sia nazionali che internazionali di fighting system, karate e pugilato.
Le regole nelle competizioni di fighting system prevedono che l’atleta inizi il combattimento con l’arte marziale del karate e poi alla prima occasione prenda un braccio dell’avversario o il kimono dello stesso per proiettarlo (ju jitsu) e concludere con una tecnica di sottomissione (una leva o uno strangolamento). Il tutto per tre minuti di durata per ogni singolo round. Per i combattimenti a livello internazionale possono la durata dei round può variare da un numero di 4 a 6 con intervalli di riposo di 1 o 2 minuti.
Ad esempio nella disciplina del fighting system ci sono tre fasi da portare a compimento in ogni round:
- Il karate
- Ju jitsu proiettando l’avversario
- Lotta a terra
Questo tipo di atleta deve quindi avere delle precise caratteristiche fisiche ovvero:
- Essere esplosivo sia nei calci che nei pugni
- Essere forte e veloce nelle gambe, nell’afferrare l’avversario per proiettarlo a terra e quindi l’atleta necessita di una catena posteriore molto forte (di una zona lombo-sacrale, glutei, e ischio-crurali), di un forte apparato addominale (retto femorale, quadrato lombare, con i suoi 3 fasci: iliaco-costale, costo-vertebrale, iliaco-vertebrale) e di tutto quell’apparato muscolare impegnato nella torsione del tronco.
- Richiede una forza e resistenza superiore nella presa e deve essere in grado di sopportare tenute in isometria per un tempo di svariati secondi (per afferrare il kimono, le braccia o le gambe dell’avversario).
- Deve avere un collo molto forte e resistente (sia per resistere a eventuali soffocamenti sia per evitare pericolose torsioni dello stesso durante la lotta a terra).
- Il come mi comporto nella stagione sia generale (GPP) che competitiva (CP) è sempre quindi dipendente da chi ho di fronte a me come atleta e a cosa necessita l’atleta di migliorare. Non faccio eseguire mai un programma uguale ai miei atleti perché ognuno di loro si presenta con caratteristiche sia fisiche che mentali diverse dai compagni di allenamento.
In conclusione questa è una panoramica generale, ovviamente per la parte competitiva specifica vi sono infatti molte sfumature e nella realtà meritano da parte del Maestri/Istruttori e degli atleti, uno studio approfondito di ciò che si può e non si può fare. Questo spesso mi da un indirizzo sul come iniziare, progredire e svolgere un’intera preparazione.
Coach “Chris”